#2: Erice, Trapani e le Saline – Viaggio in Sicilia 2022❤

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Viaggio in Sicilia 2022

#2: Erice, Trapani e le Saline

Prosegue il nostro viaggio in camper lungo la costa occidentale della Sicilia. Dopo San Vito lo Capo (vedi itinerario #1 ) ci dirigiamo verso l’incrocio dei due mari, dove inizia l’Italia o finisce l’Italia (cit).

galileo
Galileo

Domenica partenza di buon ora per Erice per poterci godere la visita allo splendido borgo siciliano ricco di cultura, storia e tradizioni, prima di arrivare a Trapani e da li proseguire per Marsala.

LA FUNIVA

La stazione della funicolare è subito sotto Porta Trapani e sull’altro lato della strada rispetto a essa. Apertura al pubblico: dalle ore 09,00 alle ore 01,00 del giorno dopoTARIFFA ORARIA GIORNALIERA: 10,00 euro. Per il camper ci sono due aree di parcheggio: P1 e P2, al servizio esclusivo dei clienti della funivia di Erice, poste di fronte la stazione di valle: l’area p1 collocata ad angolo tra la ex S.p. n. 31 (zona di ingresso) e la via Capua; l’area p2 collocata ad angolo tra la via Avellino (zona di ingresso) e la via F.lli Aiuto. La tariffa da pagare è di 1,50 euro per le prime tre ore di sosta, da pagare al momento dell’uscita, presso la cassa automatica collocata ai bordi dell’area P1, con il biglietto ritirato al momento dell’ingresso al parcheggio (da conservare).

N.B. – Le aree di parcheggio, solo in alcuni periodi dell’anno, sono presidiate da guardie giurate armate, e/o da personale della funierice in divisa e/o da personale autorizzato dell’associazione vigili del fuoco discontinui di Trapani, facilmente riconoscibili dalle polo bianche con stemma aziendale e stemma dell’associazione.

Consiglio: consultare il sito della Funivia prima di salire perchè, a volte, a causa del vento il servizio non è attivo.

IL BORGO MEDIEVALE

Erice sovrasta il porto di Trapani dall’alto del leggendario Monte Erice, a ben 751 m sul livello del mare. Si tratta di un suggestivo borgo medievale cinto da mura, con un fascino ‘montano’ reso ancora più irresistibile dall’estrema variabilità del tempo, che nel giro di poche ore passa da assolato a nebbioso. Virgilio paragonò Erice al Monte Athos per l’altitudine e l’importanza spirituale che rivestiva. La nostra impressione è che sia un po’ troppo turistico con negozi di tappeti che vendono le famose frazzate (tappeti realizzati con ritagli colorati), bancarelle di souvenir e negozi orafi dove il corallo la fa da padrone. Erice è un labirinto di vicoli angusti, nicchie votive e cortili segreti, che si apprezzano soprattutto la mattina presto e la sera, quando non ci sono in giro le tantissime comitive di turisti. D’obbligo le foto per la vista aperta sulla vallata sottostante e sul mare.

Castello di Venere (www .fondazioneericearte.org) su Via Castello di Venere. Entrata intera/ ridotta €4/2; h >10-18 apr-giu e ott, 10-19 lug e set, 10-20 agosto, 10-14 mar. ven. e 10-16 sab. dom. e festivi nov-marzo). Questo castello normanno fu eretto tra il XII e il XIII secolo sulle rovine dell’antico tempio dedicato a Venere che era stato a lungo un luogo di culto per gli antichi elimi, fenici, greci e romani. Oggi le sale del maniero sono chiuse, ma i visitatori possono esplorare il cortile erboso interno, punteggiato dei resti delle fondamenta e fiancheggiato da un imponente muro di pietra che si dice sia stato costruito da Dedalo. L’attenzione è tuttavia attirata dalla vista spettacolare che abbraccia San Vito Lo Capo da una parte e le Saline di Trapani dall’altra.

Erice è famosa in tutta la Sicilia per i dolci ericini (alle mandorle). Il centro storico è pieno di pasticcerie anche se rapporto qualità-prezzo non è sempre dei migliori.

LA PASTICCERIA MARIA GRAMMATICO

La principale pasticceria di Erice (Via Vittorio Emanuele 14) appartiene alla simpatica Maria Grammatico, la pasticciera più famosa di tutta la Sicilia, che ha raccontato la sua storia nel libro di Mary Taylor Simeti, Mandorle amare: una storia siciliana tra ricordi e ricette. Perfetta per una sosta durante il giro turistico di Erice e per assaggiare dolci siciliani come i cannoli ripieni di ricotta fresca, le cassate verdi con mandorle, zucchero, vaniglia, ricotta e frutta candita, la frutta martorana dalle forme perfette, i cuscinetti (pasticcini fritti) al limone e i buccellati (biscotti secchi ai fichi) ripieni di fichi, cannella e chiodi di garofano, e cosparsi di zuccherini colorati. 

TRAPANI

Dopo aver lasciato il camper nell’area attrezzata di largo Ilio (Via Ilio -10,00 € per 2 persone a notte, tasse incluse, parcheggio promiscuo con auto, senza servizi e non recintato) presso il porto e non lontano dalla stazione ferroviaria, raggiungiamo a piedi il centro storico, disteso su una stretta penisola, e attraversiamo il quartiere medievale, con alcune chiese e varie testimonianze del ghetto ebraico. Il fitto reticolo di viuzze del centro storico si presenta come un labirinto moresco ma si avverte fortissimo l’influsso del barocco spagnolo, che si impose nel XVII e XVIII secolo.

Trapani non ha nulla in particolare ma ha una bella vita serale e notturna, un bel lungomare, è il punto di partenza dei traghetti per le isole Egadi e si mangia benissimo. Il porto, al centro del Mediterraneo, è esposto ai quattro venti. Venti che gli hanno regalato colori, paesaggi, natura, un microclima unico. La città, sottomessa a tutte le dominazioni, è un crogiolo di culture. Un tempo rappresentava un importante crocevia di traffici commerciali sulle rotte marine fra Cartagine e Venezia.

Superato il cinquecentesco palazzo della Giudecca, continuiamo lungo vicoli e stradine fino a corso Vittorio Emanuele su cui si affacciano eleganti residenze del ‘700, la chiesa del Collegio e la Cattedrale di San Lorenzo, lungo la pedonale Corso Vittorio Emanuele dove si trova anche il Palazzo Senatorio (all’angolo tra Corso Vittorio Emanuele e Via Torrearsa), insieme a Palazzo Riccio di Morana (Via Garibaldi) e Palazzo Fardella Fontana nella vicina Via Garibaldi. Poco distante si trova la chiesa del Purgatorio che custodisce i Misteri, le statue portate in processione durante uno dei più famosi riti pasquali d’Italia.

Di sicuro il momento migliore della giornata per visitare questa parte della città è il tardo pomeriggio, all’ora della passeggiata serale in considerazione anche delle temperature estive.

Nonostante i tempi strettissimi abbiamo deciso di visitare il Museo Pepoli (Via Conte Pepoli 180) interi/ridotti €6/3; h 9-17 .30 mar-sab, fino alle 12 .30 dom.  Ex convento carmelitano, attiguo al santuario di Maria SS. Annunziata, oggi ospita un museo in cui è conservata la collezione del conte Agostino Pepoli, noto per l’impegno profuso nella salvaguardia del patrimonio artistico e artigianale locale, tra i cui pezzi spiccano le sgargianti sculture in corallo che andavano tanto di moda in Europa prima che i banchi di corallo al largo di Trapani fossero decimati. Il museo ospita anche una bella collezione di sculture dei Gagini, reperti archeologici e opere di arte sacra e una pinacoteca. Bellissima la sezione oreficeria, con gioielli appartenenti al tesoro della Madonna di Trapaniargenti della tradizione trapanese e soprattutto alcune pregevolissime opere in corallo, materiale che aveva in Trapani un importante centro di produzione e lavorazione, tanto da diventare una peculiarità dell’artigianato del luogo.
Suggestivo Punta di Ligny con la Torre la punta dell’Italia (dove finisce o inizia) e congiunzione dei due mari: Mediterraneo e Tirreno con le diverse correnti.
<h5DOVE MANGIARE

Nei locali molto cibo arabo soprattutto cuscus di pesce alla trapanese (aromatizzato con cannella, zafferano, prezzemolo e aglio), bric (calzone tunisino farcito con tonno o gamberetti) e pesto alla trapanese (con pomodori freschi, basilico, aglio e mandorle) con cui si condiscono le busiate, sorta di maccheroni fatti in casa. Buonissime!

HOSTARIA SAN PIETRO (Via Porta Galli): menu di pesce, trattoria molto easy, bisogna prenotare con tempo, prezzo medio 35/40 euro
A NASSA (Via San Francesco d’Assisi) specialità pesce fritto prezzo medio 30/35 euro[

LE SALINE

Il sale proveniente da queste saline è considerato il migliore d’Italia e ha rappresentato una voce importante nell’economia locale per secoli; oggi, tuttavia, la produzione è diminuita notevolmente, trasformandosi in un’industria su piccola scala che punta alla qualità. Il periodo migliore per vedere le saline è l’estate – siamo fortunate -, quando il sole le tinge di rosa e fa scintillare i cumuli di sale. In inverno i mucchi sono protetti dalla pioggia con teloni di plastica, per cui non sono così pittoreschi.

Il luogo più affascinante che si incontra lungo la costa è protetto all’interno della Riserva Naturale Saline di Trapani e Paceco, a nord vicino Trapani. Gestita dal WWF, le loro guide offrono visite guidate gratuite della riserva della durata di due ore, dedicate agli uccelli acquatici migratori da febbraio a marzo e da settembre a novembre, oppure alla raccolta del sale da luglio a settembre. I tour si effettuano di solito il mercoledì, il venerdì e il sabato. Telefonate con almeno una settimana d’anticipo per verificare la disponibilità.

Per raggiungere Mozia bisogna prendere una delle imbarcazioni gestite dalla compagnia Mozia Line (a/r 5 euro la biglietteria è presso il molo d’imbarco).

L’antica Mozia (nota anche come Motya o Mothia), sull’isolotto di Pantaleo, era uno dei più importanti insediamenti fenici del Mediterraneo. Risalente all’VIII secolo a.C. e ambita per la sua posizione strategica, oggi è il sito fenicio meglio conservato al mondo.  L’intera isola fu acquistata dall’ornitologo e appassionato di archeologia Joseph Whitaker (1850-1936) agli inizi del XX secolo e poi lasciato alla Fondazione Joseph Whitaker dalla figlia Delia, morta nel 1971. Joseph, rampollo di una famiglia inglese che aveva fatto fortuna con il commercio del marsala, costruì una villa e dedicò decenni agli scavi sull’isola, mettendo insieme una straordinaria collezione di manufatti fenici, molti dei quali sono ora esposti nel museo omonimo.

Decidiamo fare una passeggiata lungo uno dei tanti sentieri che percorrono l’isola, corredati di utili cartine e pannelli informativi, porta alla scoperta di varie zone di scavo, come l’antico porto e il bacino di carenaggio dove, a una profondità di circa 1 m, si può scorgere la strada sommersa che un tempo collegava l’isolotto alla terraferma. Ci fermiamo al bar-caffè per uno spuntino.

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