Dodicesimo giorno
Eccoci arrivati alla fine del nostro viaggio, e chiuderemo in bellezza!
Purtroppo le previsioni del tempo ci scoraggiano dall’alzarci all’alba per vedere il Taj Mahal nel massimo del suo splendore.
Senza il sole è inutile, perché non assumerebbe le tonalità meravigliose che solo la luce del primo mattino sa dare. Con rammarico decidiamo, quindi, di andare un po’ più tardi. La giornata, invece, sembra buona, c’è solo un po’ di foschia mattutina, forse ce l’avremmo fatta, mannaggia.
Arriviamo comunque presto, verso le 8, anche perché l’hotel è vicinissimo, e troviamo ancora poca gente, per fortuna.
Man mano che ci avviciniamo sul viale, comincia a scorgersi dietro la porta d’accesso il portale e un pezzo di cupola, e cresce l’emozione di avere quasi di fronte una cosa che si è sempre sognato di vedere.
Poi, sorpassata la porta, una delle 7 meraviglie del mondo moderno, esplode davanti a noi in tutta la sua magnificenza! Non riusciamo a trattenere le lacrime, siamo letteralmente sopraffatti e rimaniamo qualche istante in silenzio, attoniti di fronte a tanto splendore!
Il sole del mattino bagna delicatamente la cupola e i minareti, dando al bianco del marmo un colore rosato, leggermente dorato, sembra un quadro con colori pastello delicatissimi. L’acqua del laghetto longitudinale sotto di noi, fa stagliare l’immagine riflessa come in un doppio perfetto, è un momento magico.
Il vociare dei turisti e la frenesia dei fotografi e dei selfisti, rompono l’incantesimo e anche noi ci uniamo a loro con decine di scatti, come in una compulsione, cercando la prospettiva migliore e cedendo, ahimè, anche all’immancabile foto cretina, unendo pollice e indice, come a tenere la cupola appesa alla nostra mano!
Potevamo risparmiarcela sì, chiediamo venia.
Camminiamo lungo il laghetto, costeggiato da prato verde curatissimo dove lavorano decine di giardinieri, fino ad arrivare all’ingresso del mausoleo.
Sul portale intarsi di marmo nero a lavorazione unica e la volta scolpita a diamante. All’interno un percorso circolare, in senso orario, costeggia le pietre tombali di Mahal e dell’imperatore, finalmente riunitosi all’amatissima moglie nella morte. Protette da grate di marmo traforate con incastonate pietre preziose; tutto qui è splendido, maestoso e di abbagliante bellezza.
Tutto il mausoleo è perfettamente simmetrico, se si tagliasse a metà risulterebbe assolutamente speculare, e così anche le costruzioni laterali, identiche.
All’esterno, il paesaggio sul fiume e al di là quelle che, si dice, siano le fondamenta del Taj Mahal nero, che avrebbe dovuto essere il gemello del colore opposto, voluto dall’imperatore ma che non ha potuto realizzare.
Lasciamo il mausoleo percorrendo a ritroso il grande viale che fiancheggia il laghetto voltandoci quasi a ogni passo, per imprimere nella memoria questa visione magica, e ci dirigiamo verso il forte di Agra, uno dei più belli finora visti, anche se sconta il paragone inarrivabile del Taj Mahal.
Infatti, per apprezzarlo come si deve, bisognerebbe visitarlo prima e non dopo. Altrimenti ne verrà ingiustamente penalizzato.
In realtà è bellissimo, enorme è molto articolato, con vari edifici e cortili interni che movimentano la struttura.
Affacciato sul fiume, da dove lascia vedere in lontananza il Taj Mahal, custodisce il magnifico Palazzo degli specchi, con le pareti e i soffitti decorati con colori pastello e intarsiati di piccolissimi specchi. Davvero meraviglioso!
E poi i giardini curatissimi e lussureggianti, la bellissima torre ottagonale e gli appartamenti dell’imperatore durante la sua prigionia.
Anche se nasce come un forte, nel tempo è stato ampliato e abbellito come un palazzo reale e vale la pena di visitarlo con l’attenzione che merita.
La nostra visita ad Agra finisce qui, e così anche il nostro viaggio in Rajasthan, che si è rivelato sorprendente per tutte le bellezze naturali e architettoniche che custodisce.
Giusto il tempo di fare qualche ultima spesa e tornare in albergo per sistemare le valigie e stanotte si parte.
Ci rimarrà nel cuore, ne siamo certi.