Viaggio a Istanbul, la città vecchia, Sultanahmet.

Moschee istanbul

Cosa vedere in un giorno

La città vecchia, Sultanahmet. Ci sarebbero molte cose da mostrare dopo una visita a Istanbul ma mi posso solo limitare a mostrare alcuni dei luoghi che fin dal primo momento ho considerato magici. Uno di questi è la città vecchia.

Istanbul è una metropoli molto grande e se la visitate per la prima volta è consigliabile soggiornare a Sultanahmet che si trova nella parte europea, l’ombelico della città.

Sultanahmet

è il cuore della città vecchia di Istanbul, ed è il luogo ideale per immergersi nella cultura e nella storia della città.

È il centro storico della città ed è vicino ai monumenti più importanti da visitare e muoversi a piedi la mattina. La sera la città si svuota di turisti e per la movida è preferibile scegliere altre zone.

La città fu fondata dall’imperatore romano Costantino nel 330 d.C., battezzata “Costantinopoli” in suo onore e così conosciuta fino al 1930, quando fu ufficialmente rinominata Istanbul, storico nome turco della città. A seguito della scissione dell’Impero romano nel 395, la città divenne la capitale dell’Impero romano d’Oriente (o Impero bizantino) e fulcro della cristianità, fino a quando il sultano ottomano Maometto II conquistò la città nel 1453.

Fontana Tedesca-Sultan Ahmet Parki

COSA VEDERE IN UN GIORNO A SULTANAHMET

Le mura della città vecchia

Le mura della città vecchia di Istanbul sono un esempio tangibile della sua storia e della sua importanza strategica nel passato. Le mura sono state costruite nel IV secolo d.C. durante il regno dell’imperatore bizantino Costantino il Grande.

Erano lunghe circa 6,5 chilometri e circondavano l’intera città, proteggendola dagli attacchi dei barbari e degli invasori.

Nel corso dei secoli, le mura sono state ampliate e rinforzate, fino a diventare un complesso sistema difensivo che includeva torri, bastioni e porte d’accesso.

Le mura sono state anche teatro di numerose battaglie e assedi, tra cui l’assedio dei Crociati nel 1204 e l’assedio degli Ottomani nel 1453, che ha portato alla caduta di Costantinopoli.

Tra le parti più interessanti delle mura ci sono:

La Porta di Adrianopoli: questa porta d’accesso alla città è stata costruita nel 369 d.C. ed è stata restaurata nel XV secolo dagli Ottomani.
La Torre di Galata: questa torre di avvistamento è stata costruita nel XIV secolo dagli Ottomani, e offre una vista panoramica sulla città.
La Porta di Topkapi: questa porta d’accesso alla città era una delle principali entrate della città vecchia, e oggi è un luogo ideale per scattare foto.

Le moschee di Istanbul

Sultanahmet è famosa per le sue moschee, tra cui:

la Moschea Blu (Sultan Ahmet Camii),

Moschea di Santa Sofia (Hagia Sophia)

e la Moschea di Solimano il Magnifico (Süleymaniye Camii),

tra le più famose e visitate di Istanbul.

Moschee istanbul

Alcune moschee a Istanbul sono risalenti al IV secolo d.C., furono originariamente costruite come chiese bizantine, e ancora oggi ne vengono erette regolarmente di nuove.

Da maestosi edifici che si ergono su vasti terreni a modeste costruzioni in legno appena fuori città, esistono più di 3.000 di questi luoghi di culto nella più grande città della Turchia.

Alcune presentano imponenti cupole e sono ricche di maioliche decorate e motivi calligrafici geometrici, altre sono realizzate in stile più sobrio, minimale e moderno.

Le moschee a Istanbul spesso prendevano il nome del mecenate che ne finanziava la costruzione, e l’imponenza dell’edificio era l’espressione del suo potere politico o dello status sociale.

C’erano regole non scritte in merito a quanto sontuosa potesse essere una moschea: ad esempio, soltanto i membri della famiglia reale ottomana potevano far erigere più di un minareto.

I committenti che finanziavano la costruzione di questi complessi a volte venivano poi sepolti in apposite strutture tombali separate all’interno del complesso stesso. I visitatori potevano rendergli omaggio e i mecenati ne guadagnavano vantaggi nell’aldilà.

Gli edifici sono adornati all’interno e all’esterno da passaggi del Corano, dipinti o incisi con caratteri calligrafici decorativi.

Non era necessario leggerli per capirne il grande significato: persino i fedeli che non sapevano decifrare l’arabo avrebbero ammirato le iscrizioni come bellissima rappresentazione della santa parola di Dio.

Moschea

Prima dell’avvento dell’elettricità, molte moschee a Istanbul erano illuminate da lampade a sospensione alimentate a olio, le cui tremolanti fiamme inondavano l’ambiente di luce dorata.

Il pavimento dell’ampia sala di preghiera era coperto da tappeti tessuti a mano di vari colori, tra cui prevaleva il rosso. Indipendentemente dallo spazio a disposizione, i fedeli pregavano vicini, spalla a spalla. Quando ancora non esistevano i deodoranti, l’odore dolciastro dell’incenso bruciato profumava l’aria.

A differenza del Cristianesimo, nella religione islamica l’incenso non è mai stato usato nella liturgia.

Oggi le moschee a Istanbul sono illuminate da lampade elettriche, e spesso i tappeti sono azzurri e realizzati a macchina. Non viene più bruciato l’incenso, ma le preghiere dei devoti che gremiscono queste sale seguono sempre gli stessi rituali.

I muezzin, che con il loro tradizionale canto richiamano i devoti alla preghiera, danno vita a uno dei suoni più tipici e onnipresenti della città.

Prima di ciascuna delle cinque preghiere quotidiane, si odono le voci dei muezzin che si sovrappongono e si intrecciano tra loro.

Oggi la chiamata alla preghiera (ezan in turco, adhan in arabo) viene trasmessa attraverso altoparlanti posizionati sui minareti, torri che possono raggiungere diverse decine di metri di altezza.

In passato, la voce del muezzin si diffondeva e raggiungeva i fedeli sospinta dal vento: i cantori salivano sui balconi in cima ai minareti e recitavano la chiamata con le mani attorno alla bocca per meglio veicolare il suono.

Le moschee erano spesso al centro di complessi in cui si trovavano anche bagni turchi, scuole, ospedali, biblioteche e mense per i poveri.

Oggi in alcune moschee sono ancora in funzione bagni e fontanelle. Altre strutture invece sono state modificate per rispondere a necessità più moderne, includendo bar e uffici.

Entrando nelle moschee di Istanbul i turisti vengono trasportati in epoche passate, che raccontano dell’ascesa e caduta degli imperi romano, bizantino e ottomano.

Oltre ad accogliere i fedeli in preghiera, le moschee di Istanbul sono ricche di opere d’arte e di ingegneria, che i visitatori di tutto il mondo possono ammirare.

Si potrebbe pensare che queste moschee siano luoghi silenziosi e tranquilli, ma in realtà sono spazi molto vivaci e vissuti, le cui porte raramente vengono chiuse

La Moschea Blu

La Moschea Blu, o Sultan Ahmet Camii, è una delle più sacre e importanti moschee di tutta la Turchia.

Appena finita di restaurare è un luogo iconico con le sue cupole e i suoi minareti che si ergono sullo skyline della città si trova fuori dalle mura della città vecchia, nei pressi del Corno d’Oro.

Si pensa che Abu Ayyub al-Ansari, alfiere e compagno del profeta Maometto, sia sepolto qui.

Costruita nel XVII secolo, deve il suo nome dalla tonalità blu che predomina nelle migliaia di maioliche di İznik dai motivi geometrici e floreali che ne decorano le pareti.

L’edificio è composto da quattro mezze cupole posizionate intorno alla cupola principale centrale e centinaia di vetrate policrome.

La città di İznik, a 137 chilometri a sudest di Istanbul, divenne famosa nel XVI secolo per la produzione delle ceramiche.

Le tipiche mattonelle in ceramica smaltata venivano decorate con motivi floreali come tulipani, garofani e viti, alcuni dei quali furono influenzati dalla porcellana cinese che arrivava attraverso la Via della Seta.

Tra le caratteristiche più interessanti della moschea ci sono:

I sei minareti, un numero insolitamente alto per una moschea
I mosaici blu che decorano l’interno della cupola principale
Il cortile interno, con la sua fontana centrale e i suoi giardini

La Moschea di Santa Sofia

La Moschea di Santa Sofia, o Hagia Sophia, è uno dei monumenti più famosi di Istanbul.

Costruita dall’imperatore bizantino Giustiniano I nel VI secolo d.C., Santa Sofia era la cattedrale cristiano-ortodossa di Istanbul (conosciuta allora come Costantinopoli).

E’ stata trasformata in moschea nel XV secolo, e poi in museo nel XX secolo.

Tra le caratteristiche più interessanti della moschea ci sono:

La grandiosa cupola centrale, che domina l’interno dell’edificio
I mosaici e le decorazioni cristiane, risalenti all’epoca bizantina
Gli elementi islamici, come i minareti e l’altare della preghiera

E’ consigliabile visitarla verso le ore 21 quando la gente è a cena. E’ gratis ma si consiglia di vederla all’alba o al tramonto per evitare lunghe code.

E’ sempre aperta, anche durante la preghiera.

Moschea di Solimano

La moschea di Solimano, Süleymaniye Camii, fu edificata tra il 1550 e il 1557 per Solimano il Magnifico.

La sua posizione sul terzo colle della città offre una vista stupenda dello stretto del Bosforo intorno al Corno d’Oro.

Questa moschea è stata la più grande della città per 462 anni, fino quando è stata superata dalla Çamlıca Camii, la Grande Moschea Çamlıca nel 2019.

E’ da molti considerata come la più bella tra tutte le moschee ottomane di Istanbul. Ha un diametro di 26 metri ed è alta 53 metri, superando di più di 3 metri l’altezza dell’Arco di Trionfo di Parigi.

L’architetto incaricato della costruzione di questa moschea fu il famoso Mimar Sinan, che fu al servizio di altri due sultani dopo Solimano.

Artefice di decine di moschee e altri edifici di Istanbul, Sinan è una delle più importanti figure nella storia architettonica della città.

L’edificio é circondato da mura esterne e, come vuole la tradizione architettonica ottomana, adiacenti alla moschea vi sono altri edifici che formano il külliye (complesso edilizio):

scuole, un imaret (ricovero e mensa popolare),

un ospedale, un hamam (ancora in funzione),

un cimitero,

un ospizio gratuito per i viaggiatori.

Il modello dell’edifico é volutamente ispirato a quello di Hagia Sophia per eguagliare la perfezione artistica della chiesa realizzata dall’imperatore bizantino Giustiniano. E anche per dimostrare che la grandezza degli ottomani non era solo in campo militare ma anche in quello artistico.

Nel porticato della moschea sono state inserite alcune colonne che appartenevano all’antico Hipodrom (Ippodromo) e all’interno é possibile ammirare l’imponente cupola alta ben 53 metri in un ambiente vasto.

Essenziale nelle sue decorazioni e dalle innumerevoli vetrate.

La Moschea nuova

La Moschea Nuova, Yeni CamiMoschea della Valide Sultan, è una moschea imperiale ottomana che ha 350 anni e si trova all’estremità sud del Ponte di Galata.

Fu commissionata da Safiye Sultan, moglie del sultano Murad III, alla fine del XVI secolo.

Tuttavia il progetto fu abbandonato e completato solo negli anni ’60 del 1600, quando il sito fu rilevato da Hadice Turhan, regina madre di Maometto IV.

Il primo architetto fu Davut Ağa, allievo di Mimar Sinan.

Moschea nuova

ALTRO DA VEDERE

Palazzo Topkapi

Il Palazzo Topkapi, o palazzo degli imperatori, è un’antica residenza dei sultani ottomani, con i suoi giardini e le sue sale ricche di tesori e oggetti d’arte, patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco dal 1985.

Prima che la corte venisse spostata a Dolmabahçe, era da qui che gli ottomani governavano il loro enorme impero per quattro secoli.

Si tratta di un palazzo in stile ottomano, di 700.000 mq, composto da diverse strutture che ospitavano non solo la famiglia imperiale, ma anche la corte dei ministri e degli aiutanti, nonché l’harem privato del sultano.

E’ museo e biblioteca: ospita la più grande collezione di oggetti e manoscritti dell’Impero Ottomano.

Al suo interno si trovano diversi cortili e più di 400 stanze di alloggi residenziali e amministrativi.

Il palazzo è un meraviglioso esempio dello stile di vita sfarzoso dei reali ottomani: ogni stanza è decorata con bellissime piastrelle, disegni e iscrizioni ornamentali.

Il palazzo possiede anche due tesori che includono una straordinaria esposizione di gioielli, armature e altri ornamenti ottomani.

Sebbene la maggior parte delle stanze sia vietata ai visitatori, quelle più importanti sono aperte al pubblico. I quattro cortili sono circondati da alte mura. Ogni cortile aveva uno scopo diverso ed era diviso da un cancello sempre più restrittivo, che culminava nel terzo e quarto cortile, i più privati.

La maggior parte degli edifici superstiti del palazzo è costituita da strutture basse, a uno o due piani, che sono state utilizzate in modo molto diverso nel corso degli anni.

Per questo motivo alcuni edifici, in particolare quelli dell’harem, non sono ancora chiari nel loro scopo.

Tempo previsto 2/3 ore ma se volete visitare anche l’harem ce ne voglio 4/5.

Si consiglia di non andare oltre le 9.30 per evitare le lunghe code. Per evitare lunghe code si possono acquistare anche “biglietti salta coda on-line”.

I costi dei biglietti e gli orari di entrata li potete consultare, sempre aggiornati, sul sito istituzionale del governo turco.

Porta imperiale del Palazzo Topkapi

La grandiosa Porta Imperiale del palazzo segna l’ingresso al Primo Cortile. Porta direttamente a Santa Sofia e poi gira a nord-ovest verso la Piazza del Palazzo fino alla Fontana di Ahmed III.

Attraverso la Porta Imperiale, a sud del palazzo, i sultani facevano il loro ingresso nel palazzo. Risalente al 1478, questa massiccia porta è ora rivestita di marmo del XIX secolo.

Nell’arco centrale della struttura si trova un passaggio a cupola alta decorato con calligrafia ottomana dorata che include versetti del Corano e Tughras dei Sultani.

Gülhane park

Gülhane park si trova a ridosso di Hagia Sofia e nel mese di aprile vi si celebra, dal 2006, il Festival Internazionale dei Tulipani, simbolo di Istanbul (Lale, turco) che quest’anno si è celebrato dal 1° al 30 aprile.

Infatti i tulipani sono arrivati in Europa attraverso i Turchi, più specificamente dal Kazakhistan all’Olanda passando dall’Impero Ottomano. Le raffigurazioni di tulipani sono un motivo assai ricorrente in molte opere d’arte realizzate durante il periodo Ottomano.

In totale sono circa 12 milioni i bulbi di tulipani piantati in città ogni anno, appartenenti a quasi 200 varietà diverse, differenti sia per forme sia per colori.

Una visita al Parco, la zona verde più conosciuta della città, vi permetterà anche di assaporare la vita autentica della città.

Con famiglie intente a fare picnic sui prati, bambini che giocano e turisti alle prese con riprese spettacolari tra gli incredibili colori delle fioriture di giacinti e tulipani.

La Basilica Cisterna

La cisterna, a pochi metri di Hagia Sofia, altro non è che appunto il luogo dove i bizantini raccoglievano l’acqua da distribuire poi alla città.

Si tratta di un palazzo con un enorme colonnato sotterraneo, che è di grandissimo interesse non solo per chi ama l’architettura, ma anche per chi vuole fare un tuffo nel passato bizantino della città.

La Basilica Cisterna (in turco Yerebatan Sarayı o Sarnıcı), voluta da Giustiniano, é la più grande delle centinaia di cisterne sotterranee presenti a Istanbul.

Il nome deriva dal luogo in cui sorgeva la Stoa Basilica o Portico Imperıale, risalente ai tempi di Costantino, era una piazza delimitata da un porticato usata per scopi giuridici e commerciali. Distrutta da un incendio venne riedificata da Giustiniano nel 532 d.C. che fece scavare il cortile per crearvi una cisterna coperta.

La cisterna forniva acqua al Grande Palazzo Imperiale e dopo la conquista ottomana, per un certo periodo, anche al complesso del Palazzo Topkapi.

Lunga circa 138 metri, il soffitto è sostenuto da 336 enormi colonne di marmo tutte di stile diverso a testimonianza del riuso dei materiali di costruzione.

I costi dei biglietti e gli orari di entrata li potete consultare, sempre aggiornati, sul sito istituzionale del governo turco.

Per visitare la Cisterna mettiti in fila dalle 8:30 del mattino. Aprono h 9:00.

Curiosità

La Basilica Cisterna é un’ambientazione del libro Inferno di Dan Brown e al cinema con la regia di Ron Howard e con Tom Hanks.

E’ possibile prenotare anche i biglietti online.

E’ sconsigliato spendere soldi per una guida perché la visita è breve e le poche notizie si possono leggere sulle guide.

Gran Bazar

È uno dei più grandi mercati coperti del mondo e attrae ogni giorno decine di migliaia di turisti. Il motivo?

Ci si può trovare praticamente tutto quello che riteniamo caratteristico della Turchia.

Tappeti, lavorazioni in bronzo e in argento, set da tè e da caffè, asciugamani in cotone turco, pashmina e tanti altri oggetti che fanno la felicità di chi vuole fare un po’ di shopping tradizionale a Istanbul.

Vicino al Gran Bazar c’é il pittoresco Beyazıt Sahaflar Çarşısı (Mercato delle librerie antiquarie di Beyazıt), entrate percorretelo tutto per uscire dalla parte opposta e trovarvi in questa piazzetta con un vivace mercatino.

Bazar delle spezie

Bazar delle spezie, Mısır Çarşısı, ed è il bazar egiziano che vi trascinerà in un’esperienza sensoriale e straordinaria.

E’ uno dei più grandi e antichi mercati dell’intera città ed è assolutamente da visitare, situato all’interno dell’affascinante quartiere di Eminonu, nelle immediate vicinanze del Ponte di Galata.

Il mercatoè servito anche dal tram della linea T1 di Eminou.

Costruito nel lontano 1664, questo mercato, permette alle persone che lo raggiungono di entrare in contatto con l’anima più autentica dell’intero Paese.

Tra i banchi del bazar, infatti, è possibile trovare spezie, frutta fresca e altre prelibatezze turche.

Tantissimi i negozi e le botteghe di gioielli, artigianato e souvenir dove è possibile concludere ottimi affari.

Tuttavia le vere protagoniste del bazar sono loro: le spezie! Sono colorate, profumate e inebrianti. Vengono vendute separatamente oppure miscelate ad altre spezie per dei mix sorprendenti.

Come per il Gran Bazar i negozi si trovano sia all’interno del mercato coperto che immediatamente al di fuori, nelle vie laterali.

Il Bazar delle Spezie è aperto dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 19.30.

COME MUOVERSI

La zona di Sultanahmet è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, come il tram o l’autobus. In alternativa, si può optare per una passeggiata a piedi, per ammirare la bellezza della zona e scoprire angoli nascosti.

Il KOMBOLOI

Questa parola, deriva dal greco “kombos”, che significa nodo, in questo caso un gran numero di nodi, e “loi”, che significa un gruppo di “cose” ( palline o granelli) che stanno assieme.Tante le teorie sull’origine antica per quello che può sembrare l’equivalente di un ‘rosario’.
Moltissime persone associano al komboloi le parole “rosario greco”.
Il komboloi si differenzia comunque dai suoi predecessori (rosario greco o rosario musulmano “tasbih”), dal fatto che anzitutto non ha un numero definito di perle; e poi, le perle non sono fisse ma libere di scorrere lungo il filo.
Il komboloi è comunque unico, è uno strumento di libertà assoluta; può essere un rosario (per chi è religioso) oppure uno scacciapensieri (per chi è laico).
Oggi in Turchia (come in Grecia) queste palline(o granelli) vengono usate per tenere lontana la mente da pensieri tristi o da cattive abitudini, come ad esempio mangiare troppo o fumare.
La tradizione di portare con se’ il proprio komboloi é andata dalla storia alla tradizione culturale.
Ad oggi in commercio ce n’è sono di moltissimi tipi: di legno, di plastica, conchiglie, pietra, osso, oro, ambra, noccioli di olive e altro materiale.
Ci sono komboloi che si appendono nell’automobile, altri a scopo decorativo domestico, komboloi che hanno anche un significato religioso.
COME SI UTILIZZA:
Per usare il komboloi non ci sono istruzioni specifiche.
L’obiettivo principale del portare con se’ un komboloi è sempre lo stesso.
Alleggerire la mente ed alleviare alcuni degli stress quotidiani che il corpo subisce. Il komboloi non dovrebbe essere raccolto nel palmo della mano, ma piuttosto lasciato penzolare usando il dito medio della mano (con l’interno del palmo in su’) come fulcro.
A questo punto si puo’ utilizzare il pollice per guidare individualmente ogni pallina fino in cima. Si continua fino a quando non si sono portate tutte le palline in cima ed il komboloi nuovamente nella posizione di partenza. Questo meccanismo va provato fino a quando non diventa un gesto del tutto automatico.
Si evince che, una volta trovato il metodo di rilassamento identificativo e personalizzato, abbia inizio l’alleviamento della mente e del corpo dagli sforzi e dalle abitudini sbagliate della vita quotidiana.

IL TEBISH

Il Tesbih é una specie di collanina maneggiata dai musulmani un po’ ovunque: per strada, in moschea, su un mezzo pubblico. I modelli di Tesbih sono composti da 99+1 grani, da 33+1 e infine da 10+1 grani. Ciascun grano rappresenta uno dei “99 Bei Nomi di Dio” e ogni decina viene diviso da uno più grande o diverso dagli altri. L’ultimo grano è a forma longitudinale e chiude la catena. Questa partizione permette di mantenere il conteggio delle proprie invocazioni, per la recita dei versi del Corano e per meditare il mistero divino. Il suo uso si diffonde ovunque a partire dal VII sec d.C., molto probabilmente grazie al contatto tra i musulmani e i monaci buddisti dell’India che usavano il Mala (Mālā) per contare i loro mantra.

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