☀ Baie-Sainte-Catherine – Whale-Watching

Baie-Sainte-Catherine

Baie-Sainte-Catherine, una piccola città situata nella regione di Charlevoix, Québec, è un’esperienza di whale-watching che non si può perdere. Conosciuta come uno dei migliori spot per l’avvistamento delle balene in Nord America, Baie-Sainte-Catherine è un must per gli appassionati di viaggi e di natura.

Ferry Baie-Sainte-Catherine Tadoussac
Ferry

Il whale-watching a Baie-Sainte-Catherine è un’esperienza unica e indimenticabile. La città si trova sulla riva del fiume San Lorenzo, dove le acque fredde e profonde attraggono numerose specie di balene, tra cui balenottere, megattere, capodogli e beluga. Grazie alla sua posizione privilegiata, Baie-Sainte-Catherine offre la possibilità di avvistare queste magnifiche creature in modo sicuro e rispettoso dell’ambiente.

Gli operatori turistici locali offrono una vasta gamma di tour di whale-watching, che variano dalla durata di alcune ore a giornate intere. Durante il tour, i visitatori possono avvistare le balene mentre nuotano, saltano fuori dall’acqua e si immergono nelle profondità del fiume. Inoltre, molti tour includono anche guide esperte che forniscono informazioni dettagliate sulle diverse specie di balene e sulla loro vita nell’oceano.

Ma la bellezza di Baie-Sainte-Catherine non si limita solo al whale-watching. La città offre anche una vasta gamma di attività per i visitatori, tra cui escursioni a piedi, kayak, ciclismo e pesca. Inoltre, la città è circondata da paesaggi mozzafiato, tra cui le montagne di Charlevoix e il Parco Nazionale degli Hautes-Gorges-de-la-Rivière-Malbaie.

Baie-Sainte-Catherine è anche un luogo ideale per scoprire la cultura e la gastronomia locale. La città è famosa per i suoi prodotti alimentari, tra cui formaggi, salumi e birra artigianale. Inoltre, la città ospita numerosi eventi culturali durante tutto l’anno, tra cui festival di musica, mostre d’arte e spettacoli teatrali.

Ma ciò che rende Baie-Sainte-Catherine veramente speciale è la sua gente. La città è famosa per la sua accoglienza calorosa e amichevole, e i visitatori sono sempre benvenuti. Inoltre, la città è impegnata nella conservazione dell’ambiente e delle specie marine, e promuove pratiche turistiche sostenibili.

Ottavo giorno – 21 agosto

Mi sono svegliata di nuovo all’alba, il sole era appena spuntato. Sono uscita sul terrazzino, ho portato con me la macchina fotografica e l’ho montata sul treppiede. C’era molta quiete tutto intorno. I gabbiani dormivano ancora sulla spiaggia che si era ampliata perché a quell’ora la bassa marea era al punto massimo. Sulla sinistra gli scogli facevano da riparo a un gruppo di cormorani che spiegavano le ali per riscaldarsi con i primi raggi caldi del sole.

I raggi coloravano il cielo di una tonalità arancio caldo e porpora.

Non faceva freddo e sentivo che l’energia mi invadeva… ho pensato di fare Thai Chi, ma non ricordavo più molte forme e quindi ho semplicemente respirato l’aria fresca e fatto qualche fotografia.

Sono rientrata per fare il caffè. Ero molto eccitata perché quel giorno avrei avuto la possibilità di vedere i grandi cetacei da vicino… sono affascinata dalle balene, ma in realtà mi piacciono un po’ tutti gli abitanti del mare.

Mentre aspettavo che il caffè uscisse ho cominciato a preparare la macchina fotografica. Ho organizzato lo zaino piccolo sistemando il grandangolo, gli accessori per la pulizia, le coperture impermeabili per l’attrezzatura fotografica, il portafogli e gli occhiali da sole. La macchinetta fotografica più grande con lo zoom montato l’avrei portata al collo, mentre l’altra, più piccolina, l’avrei data a Chiara.

Avevo deciso di vestirmi a cipolla, anche se la gita sul gommone sarebbe stata all’ora di pranzo.

Quando abbiamo comprato i biglietti, ho letto che prima di salire sullo zodiac ci avrebbero forniti di un grande giaccone impermeabile e pantaloni da indossare sopra ai propri. Ciò nonostante ho preparato anche la mia giacca a vento impermeabile con cappuccio, da indossare sotto il giaccone… non si sa mai…

Dopo il caffè e una buona doccia mi sono vestita e sono tornata sul terrazzino per osservare il fiume e vedere se qualche beluga passava di là. La strada sotto l’albergo aveva già una fila di macchine, camion e camper che stavano aspettando il ferry da Rivière-du-Loup che, qualche minuto dopo, è arrivato. Subito dopo l’uscita e poi l’entrata delle vetture, il ferry è ripartito.

E’ stato l’unico rumore del mattino.

Anche Chiara si era vestita a cipolla e una volta pronte abbiamo deciso di fare un po’ di spesa prima di avviarci a Baie-Sainte-Catherine. Siamo andate al solito supermercato e abbiamo fatto un po’ di rifornimento. Tornate in albergo abbiamo lasciato la spesa e, cariche di entusiasmo, ci siamo avviate all’appuntamento con lo zodiac!

Durante il viaggio di circa 25 km, il paesaggio costiero era diverso dal giorno prima, la bassa marea aveva allargato le spiagge e si vedevano tantissime pietre e piccoli sassi. In certi punti si è sentito un cattivo odore di fognatura.

Siamo arrivate con largo anticipo e quindi abbiamo pensato di fare una capatina al Centre d’interprétation et d’observation de Pointe-Noire e vedere se c’era movimento di balene. Ero un po’ preoccupata, non avevamo la certezza che le balene si sarebbero fatte vedere durante l’escursione sul fiume.

Arrivate al parcheggio e scese dalla macchina abbiamo subito visto che il fiume era mosso! Mannaggia! Questo voleva dire che il viaggio in gommone ci avrebbe fatto saltare parecchio e probabilmente ci sarebbero stati molti schizzi d’acqua!

Comunque ero pronta a tutto, Chiara e io eravamo coperte bene e la macchina fotografica aveva anch’essa il suo impermeabile.

Ci siamo affacciate dal primo terrazzino del punto d’osservazione e siamo rimaste in attesa del passaggio dei pescioni bianchi. Il cielo si stava annuvolando, ma era previsto, avevamo letto che ad agosto il tempo era quasi sempre così, il mattino con le nuvole e il pomeriggio con il sole.

Ecco le beluga. Nuotavano in coppia. In alcuni casi c’era anche il piccolo, si riconosceva perché era grigio. Ho scattato qualche fotografia. Siamo rimaste li almeno un’ora. Poi siamo risalite in macchina e tornate al piccolo molo dove ancora non si vedevano né zodiac né nave.

Abbiamo lasciato la macchina in un’area di parcheggio a pagamento (5$CAD), dall’altro lato della strada, e siamo andate a prenderci un “caffè” al bar. Nel frattempo stavano arrivando altri turisti che una volta parcheggiato si dirigevano al punto di raccolta, dove stavano distribuendo gli indumenti impermeabili. Dopo aver fatto la seconda colazione, siamo andate anche noi verso l’agenzia.

Ci hanno dato dei giacconi enormi e pesanti con le strisce catarifrangenti, così come i pantaloni.

Sembravamo dei vigili del fuoco!

La giacca non l’ho messa perché era troppo caldo e l’avrei indossata al momento dell’imbarco. Ci siamo messi tutti in fila e mentre stavo chiacchierando con una coppia di spagnoli (di Valencia) sono arrivati due zodiac e subito dopo sono scesi i passeggeri completamente bagnati!

Erano completamente zuppi dalla testa ai piedi… ho cominciato a dubitare degli impermeabili che ci avevano dato. Mi sono preoccupata per la macchina fotografica ma, poi ho pensato che con la protezione non sarebbe successo nulla.

Ci hanno fatto entrare al molo e ci hanno detto di attendere. Allora ho indossato il giaccone con i catarifrangenti. Ho coperto lo zaino con la sua protezione, ho sistemato la gopro agganciandola con l’accessorio a fascia che va indossato in testa, ho dato a Chiara la macchinetta fotografica piccola e, prima di sistemare i cellulari in tasche sicure, ci siamo fotografate per vedere quanto eravamo ridicole!

Ho tirato fuori la copertura per la macchina fotografica e l’ho messa in tasca per usarla appena ci avrebbero fatto salire sull’imbarcazione.

Finalmente, dopo uno smistamento tra i due zodiac e la nave, ci hanno fatto imbarcare. Ho scelto i posti laterali alla cabina di guida perché pensavo che in quella posizione non avremmo avuto nessuno davanti e potevamo filmare e fotografare indisturbate. Ho tirato fuori la protezione della macchinetta e dell’obiettivo sistemandola in modo da coprire il tutto e ho verificato che le aperture per l’impugnatura e per l’obiettivo fossero ben chiuse.

Subito dopo ho fatto partire la gopro mentre partiva anche lo zodiac… stava uscendo dal molo a velocità ridotta e piano piano aumentava la velocità fino a cominciare a correre come un pazzo! Gli spruzzi d’acqua erano altissimi. Ho cercato di coprire la macchina fotografica sotto le gambe nonostante era dentro il suo impermeabile. Siamo state sballottate sotto gli spruzzi d’acqua per buoni 10 minuti!

Poi ha cominciato a rallentare e finalmente si è quasi fermato… Chiara ed io ci siamo alzate e ci siamo guardate, il giaccone “impermeabile” non aveva impermeabilizzato assolutamente nulla! Ma il peggio doveva ancora arrivare! Intanto il timoniere aveva cominciato a girare piano in attesa di qualche balena.

Eccola! Enorme! Almeno per me, che era la prima volta che le vedevo nel suo habitat.

Ho scoperto la macchina fotografica e ho visto che si era un po’ bagnata! Non avevo niente per asciugarla! Non ci avevo pensato! Ho preso la mira e ho cominciato a fotografare. Si sentivano le raffiche degli scatti fotografici sparati da tutti noi… la balena ha aperto lo sfiatatoio e rilasciato l’aria e uno spruzzo d’acqua prima di fare un altro respiro e immergersi nuovamente, facendo vedere la pinna dorsale.

Di nuovo l’ooohhhhh! universale.

Mi sono resa conto che, fortunatamente, eravamo proprio in prima fila e la gopro stava riprendendo tutto! Ero felice, preoccupata per la mia Fuji (la mia macchina fotografica), ma felice! Abbiamo aspettato qualche secondo e di nuovo è uscita la nostra balena.

La biologa marina che ci accompagnava, nel frattempo, spiegava che si trattava di una balena blu, che non erano molto frequenti in quella zona e che eravamo stati fortunati! Almeno così avevo capito. Parlava prima in francese e poi in inglese.

La balena si era avvicinata a un altro zodiac vicino a noi.

Di nuovo la biologa aveva ripreso a spiegare che le balene solitamente fanno un giro intorno alle barche incuriosite e poi riprendono il loro cammino, che sono innocue, ma molto curiose. Abbiamo atteso ancora e ne è arrivata un’altra, ma dall’altro lato del gommone.

Il fiume era mosso… pensavo alla ripresa con la gopro, probabilmente sarebbe stata un po’ movimentata. Intanto il timoniere girava piano piano avvicinandosi ad altri due zodiac che si trovavano più avanti. Da lontano abbiamo visto altre balene, si vedeva lo spruzzo d’acqua, la pinna dorsale e poi di nuovo l’immersione.

Non hanno mai tirato fuori la pinna caudale (la coda) che, a differenza dei pesci, è disposta orizzontalmente e si muove dall’alto verso il basso, facendo da propulsore.

Speravo tanto di vedere quel codone che tante volte ho visto nelle foto e nei documentari! Ma niente!

Dopo una buona mezz’ora ci hanno fatto accomodare di nuovo. Ci eravamo appena riscaldate con il sole che splendeva alto, nel cielo e senza nuvole, che il pazzo timoniere ripartiva a tutta birra! Questa volta ci siamo inzuppate completamente fino anche le mutande!

La Fuji era completamente bagnata!

Il folle pilota dello zodiac ha corso per un tempo, che a me è parso infinito, per arrivare a un grande faro al largo della baia il Phare du Haut-Fond Prince, che sta lì per aiutare le imbarcazioni durante la navigazione tra le correnti marine.

Quando si è fermato ho guardato Chiara, con gli occhiali che gocciolavano, i capelli tutti bagnati e la felpa sotto il giaccone fradicia! Era tutta infreddolita, soprattutto in testa… Meno male che c’era il sole! Io sono stata un pochino più fortunata, perché avevo indossato, sotto il giaccone catarifrangente, la giacca a vento.

Grazie allo zaino sulle spalle la mia schiena non era bagnata. Ho sperato che anche il grandangolo all’interno fosse stato protetto dall’acqua.

Lo zodiac ha fatto un giro intorno al faro e poi piano piano si è diretto verso il fiordo… mi sono chiesta perché prima aveva corso come un pazzo?

Quando siamo arrivate all’entrata del fiordo di Saguenay ecco che di nuovo si vedevano le balene. Ho puntato la mia macchina fotografica… e… non vedevo nulla! Non capivo. L’ho spenta e la riaccesa… miravo e a un certo punto, al centro, sono riuscita a vedere qualcosa. Ho guardato la macchina, l’ho girata per vedere lo zoom e mi sono accorta che il vetro era bagnato e… orrore! Era tutto appannato!

Era entrata l’acqua nello zoom! Ecco, ho pensato, questo, lo annoterò come un altro momento negativo di questo viaggio in Canada!

Ho dato a Chiara la macchinetta chiedendole di tenerla con l’obiettivo in basso, per far spannare l’obiettivo. Ho preso la sua, che teneva protetta sotto la felpa, e ho fatto qualche fotografia con quella, ma sicuramente non ero più dell’umore giusto.

Ero preoccupata, la Fuji era bagnata e in più non potevo fotografare nulla con la mia macchina preferita!

Nel frattempo siamo entrate nel fiordo di Saguenay, oltrepassando il famoso hotel rosso di Tadoussac.

Siamo andati verso la costa e le balene nuotavano vicino alla nostra imbarcazione… abbiamo visto anche qualche delfino, alcune foche e i castori vicino agli scogli.

La biologa intanto spiegava che sono principalmente quattro le zone più favorevoli per gli avvistamenti: the Mingan Islands, Sept-Îles, Pointe-des-Monts e Tadoussac.

Ha anche detto che delle 80 specie di mammiferi marini conosciute al mondo, circa 12 si potevano ammirare nel parco marino di Saguenay, nel fiume St Lawrence a Tadoussac. Soprattutto le balene bianche: le splendide beluga.

Ho ripreso la mia Fuji e ho visto che lo zoom al centro si era un po’ asciugato. Bene! Ho provato a fare ancora qualche foto alle balene che, incuranti della nostra presenza, andavano da una direzione all’altra.

Infine, dopo 2 ore e 30’ siamo rientrate, a bassa velocità, al molo di partenza.

Siamo scese dal gommone con le scarpe che ad ogni passo uscivano spruzzi d’acqua… e siamo andate su una panchina per togliere di dosso quegli inutili indumenti che ci hanno dato come protezione dall’acqua, per poi consegnarli all’agenzia.

Ci siamo dirette alla macchina, sembravamo pulcini bagnati!

Lungo la strada per arrivare all’auto c’era chi mi chiedeva com’era stata la gita e io rispondevo sconsigliando vivamente lo zodiac! O almeno quello zodiac!

Abbiamo coperto i sedili dell’auto con delle buste che avevamo lasciato all’interno e ci siamo dirette all’hotel. Appena entrate in camera Chiara si è infilata subito sotto la doccia calda. Io, preoccupata per la Fuji, ho preso un panno bagnato e con l’acqua dolce del rubinetto e ho cercato di pulirla dal sale del fiume.

Ho fatto lo stesso con la macchinetta fotografica che aveva Chiara e con lo zoom che poi ho messo fuori al terrazzino sul tavolino, al sole. Ho sperato che il poco sale del fiume non rovinasse nulla. Che dire… avrei dovuto prevederlo… un’altra lezione di vita.

Poi, sono andata sotto la doccia… affranta. In quel momento non ho pensato a nulla, neanche alle foto o alla gopro. Volevo rilassarmi. Riprese dall’acquazzone, ci siamo sedute sul terrazzino la mia preoccupazione era per lo zoom e per la Fuji. Anche adesso scrivendo, rivivo quell’angoscia.

Ci siamo aperte una birra, tirato fuori un sandwich con alcune salse che avevamo comprato e le patatine fritte e abbiamo affogato tutto il nostro sconforto!

Ho preso coraggio e ho cominciato a guardare le fotografie fatte alle balene e ho visto che non erano tutte da buttare anzi, alcune erano molto belle! Mi stavo rincuorando… Allora, ho preso il pc e ho scaricato i filmati della gopro… Ancora adesso mi viene da ridere… due ore e mezzo di film che riprendono il bordo del gommone, non ci posso credere!

Gli spruzzi d’acqua mi avevano bagnato i capelli, la fascia che sosteneva la gopro scendeva verso il basso riprendendo i nostri piedi e al massimo il bordo dello zodiac… insomma le riprese erano da buttare.

Ho scaricato le foto dalla macchinetta che aveva Chiara e anche lì, fortunatamente, c’erano belle immagini. Alla fine, tutto sommato, era al di là di quanto mi aspettassi.

Poi ho provato la Fuji con il grandangolo, ho pulito di nuovo il sensore per sicurezza e tutto funzionava perfettamente. Lo zoom era ancora abbastanza appannato, magari per l’indomani si sarebbe asciugato!

Chiara, per tirarmi su, mi ha invitato a cenare al ristorante albergo “Auberge sur mer” che avevamo visto passeggiando al porto, la sera prima.

Il ristorante era grande, con cucina a base di pesce, arredato con timoni, bussole ecc. Abbiamo ordinato due potage du jour (zuppe calde di verdura), un piatto di salmone e uno di tonno, l’insalata, una bottiglia di vino bianco “La Chevaliere” e una porzione di torta “au sucre”. Abbiamo speso 115,37$CAD.

Si era fatto tardi e il programma del giorno dopo sarebbe stato intenso perché volevamo vedere gli altri punti di osservazione delle balene e fare un giro a Tadoussac. A fine serata, siamo tornate in camera e siamo andate a dormire.

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