Cahuachi – la ciudadela de barro un importante appuntamento che non volevo assolutamente perdere!
Come da programma alle 9:30 ci siamo fatte trovare nella hall dell’hotel “Casa Andina Nazca” a Nazca. Luis è stato puntuale e una volta caricati i bagagli sull’auto, siamo partite per Cahuachi che dista circa 30 km da Nazca. La strada è asfaltata fino al piccolo aeroporto della città e, poco dopo, abbiamo imboccato un sentiero sterrato che passa tra affascinanti cumuli di roccia bianca desertica.
Il tragitto è stato quasi lunare, senza alcuna vegetazione, fino all’arrivo a Cahuachi – la ciudadela de barro (città di fango).
Qui, da un lato della cittadella, si trovano i “warango”, gli unici alberi millenari di questa zona arida che nascondono il rio Nazca.
Luis ci ha raccontato che un archeologo italiano, Giuseppe Orefici, ha lavorato nel sito archeologico di Cahuachi per molti anni (dal 1982 al 2011) in una missione archeologica italiana denominata “Progetto Nasca”. Grazie a questo progetto e ai finanziamenti privati, sono riusciti a portare alla luce una parte delle rovine. La cittadella in realtà ha un’estensione di ventiquattro chilometri quadrati, la maggior parte dei quali coperti da sabbia e roccia del deserto.
“Cahuachi la ciudadela de barro” viene considerato il centro religioso più importante e grande della cultura Nazca nel periodo che va dal 300 a.C. al 400 d.C.
Con 34 templi per il culto a divinità adorate da questa civiltà.”
Cahuachi significa “vede” o “osserva”, quindi “la città che vede”. Sono stati rinvenuti anche resti umani di un personaggio femminile sacrificato su un altare cerimoniale che si trova all’interno di una struttura chiamata Gran Piramide 2 che risale a 4.200 anni fa.
Abbiamo passeggiato lungo un sentiero, ben delimitato da sassi bianchi.
Luis ci ha spiegato che Cahuachi pare sia stata costruita in 5 fasi durate 900 anni (tra il 450 a.C. e il 450 d.C.) e ci ha indicato le diverse lavorazioni e i diversi componenti usati durante queste fasi.
Per le pareti hanno usato gli “adobes” (i mattoni crudi), in una seconda fase sono stati ricoperti di argilla e in un’altra ancora sono state dipinte.
Anche qui a Cahuachi – la ciudadela de barro, come a Lima, la struttura urbanistica è un sistema a terrazze con alcuni recinti cerimoniali disposti su vari livelli di altezza e raggiungibili da scale. La struttura principale è chiamata la “Grande Piramide” che misura più di 20 metri di altezza e un’area di 100 metri, raggiungibile grazie a sette livelli di scaloni.
Dopo la visita a Cahuachi, Luis ci ha portato a vedere come i Nazca moderni creano le ceramiche utilizzando le antiche tecniche con strumenti rudimentali.
Abbiamo visto come disegnano e colorano le ceramiche usando pennelli di pelo di lama o alpaca, ottenendo i colori naturali da piante, cochinilla (insetto parassita) e da minerali, sempre secondo le tecniche antiche.
Ovviamente c’era anche un’esposizione per la vendita al pubblico dei loro manufatti che noi abbiamo doverosamente comprato.
Dalla ceramica siamo passate a un laboratorio tessile e orafo. Anche qui abbiamo assistito alle varie dimostrazioni artigianali e acquistato qualche souvenir.
Museo Antonini
Da lì siamo andate al museo Archeologico Antonini (5 sole a persona + 5 se vuoi fotografare).
Qui abbiamo osservato de vari i ritrovamenti archeologici provenienti dal “Proyecto Nasca“ di Giuseppe Orefici.
Il percorso nel museo segue le varie tappe che raccontano lo sviluppo delle società che hanno abitato la valle di Nazca e dintorni.
L’esposizione comprende anche i vari strumenti usati per l’agricoltura, per la caccia, per la costruzione dei templi e per le realizzazioni tessili ritrovati nel sito archeologico di Cahuachi.
Altri espositori contengono diverse specie di piante coltivate, recuperate durante gli scavi, e le numerose ceramiche anch’esse recuperate negli scavi. In un’altra sala c’è addirittura la ricostruzione di una tomba con dentro una mummia.
Uscite all’esterno abbiamo potuto osservare l’importante acquedotto di Bisambra, il talento d’ingegneria idraulica degli antichi Nazca.
Partenza per Arequipa.
Luis ci ha accompagnate al terminal bus dei pullman da dove, alle 14:00, siamo partite con l’autobus della “Cruz del Sur”. Non è un pullman qualsiasi ma un bus gran turismo VIP, con poltrone ampie ed estensibili per i viaggi notturni, comodissime. Inoltre durante il viaggio erano previste anche la cena, o merenda nel nostro caso, e acqua.
Abbiamo lasciato Nazca con il sole che stava tramontando e la mia ultima immagine della città è stata la grande duna “Cerro Blanco” che sembrava d’oro, un grande muro eretto imperioso sopra la città.
Il pullman ha ripreso la vecchia Panamericana per ricongiungersi poi con quella nuova. Abbiamo viaggiato di nuovo verso sud costeggiando l’Oceano Pacifico per poi iniziare a salire verso le Ande.
Da Arequipa il nostro itinerario è stato tutto in salita, nel vero senso della parola: un viaggio comunque organizzato in tappe di uno o due giorni per farci adattare all’altitudine!.
Arrivate ad Arequipa dopo ben dieci ore di tragitto, era già notte. Un addetto di Peru Responsabile è venuto a prenderci alla stazione dei bus per accompagnarci finalmente all’hotel “Tierra Viva Arequipa”.
Dopo un viaggio così stancante non rimaneva altro che andare a dormire.